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Domicilio fiscale e residenza: cosa sono e che cambia

di Alessandra Caraffa - 26/09/2023

Domicilio e residenza fiscale

Domicilio e residenza non sono sinonimi, anche se possono coincidere. Quando si parla di domicilio si fa riferimento al luogo in cui un soggetto ha stabilito la sede principali dei propri affari e interessi. La residenza, invece, indica il luogo in cui un individuo ha dimora abituale. 

Sono diversi i casi in cui è importante saper distinguere residenza e domicilio: la differenza fondamentale è che mentre la residenza indica il luogo in cui una persona vive abitualmente, il concetto di domicilio è strettamente legato alle questioni fiscali. Mentre il concetto di residenza riguarda la vita privata e sociale dei cittadini, quello di domicilio è legato al suo ruolo di contribuente.

Residenza e domicilio: le definizioni

Residenza e domicilio sono definite nell’Articolo 43 del Codice Civile, che stabilisce che “il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”, mentre “la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale”. 

Come si capisce già dalle definizioni, il concetto di residenza è legato alla natura abituale della permanenza: a differenza della dimora, che può essere trasferita anche per brevi periodi, la residenza indica il luogo in cui si vive stabilmente - a prescindere da viaggi e trasferimenti.

Il domicilio, invece, riguarda il diritto tributario e può variare in base alle attività di una persona: per uno studente universitario fuori sede, per esempio, il domicilio fiscale ricade nel Comune in cui vive per frequentare gli studi, ma la residenza resta nell’abitazione principale (intesa ai sensi del Decreto Legge 201/2011).

A ben vedere, il caso della formazione universitaria è un buon esempio per spiegare la differenza tra domicilio e residenza: infatti è proprio dalla distanza tra i due luoghi che viene determinata la natura “fuori sede” dello studente. 

Per usufruire della detrazione al 19% dei canoni di locazione sostenuti da studenti fuori sede, per esempio, è necessario che il domicilio e la residenza siano distanti almeno 100 chilometri. Un ragionamento molto simile viene applicato in ambito di contratti nazionali del lavoro, sia per le detrazioni fiscali sia nella normativa che regola i trasferimenti dei lavoratori. 

Domicilio e residenza: la differenza

Per chiarire ancora meglio la differenza tra residenza e domicilio, in termini civilistici ma anche fiscali, riprendiamo le definizioni. Il domicilio fiscale, che attiene esclusivamente al diritto tributario, è regolato dal d.P.R. 600/1973. 

Come si legge all’articolo 58, “le persone fisiche residenti nel territorio dello Stato hanno il domicilio fiscale nel comune nella cui anagrafe sono iscritte”, ma è anche previsto il caso che residenza e domicilio non coincidano. 

Le persone fisiche non residenti, infatti, “hanno il domicilio fiscale nel comune in cui si è prodotto il reddito o, se il reddito è prodotto in più comuni, nel comune in cui si è prodotto il reddito più alto”. Un esempio abbastanza classico è quello dei coniugi “separati” per lavoro: se uno dei due lavora fuori sede, e sposta quindi il suo domicilio altrove, questo non significa che debba cambiare anche la residenza anagrafica.

Oltre ai contribuenti, anche le persone giuridiche devono avere un domicilio fiscale, che nel loro caso viene individuato nel comune in cui si trova la sede legale o amministrativa. In  mancanza anche di una sede amministrativa, prosegue la legge, il domicilio fiscale viene individuato “nel comune ove è stabilita una sede secondaria o una stabile organizzazione e in mancanza nel comune in cui esercitano prevalentemente la loro attività”.

Residenza anagrafica e fiscale: cosa sono e che servono

Quando ci si sposta al di fuori dei confini nazionali, il discorso di complica: subentra il concetto di residenza fiscale, che stabilisce in quale Stato un cittadino deve pagare le tasse. In base al dPR 917/1986, viene considerato fiscalmente residente in Italia non soltanto chi è iscritto all’anagrafe della popolazione residente dei diversi comuni italiani, ma anche chi iscrive in italia il proprio domicilio, inteso come centro principale degli affari. 

Il concetto di residenza però è più esteso, e rimane strettamente legato alla vita privata e sociale dei cittadini: il comune di residenza è quello in cui si può votare, quello in cui si sceglie il medico di base e dove si trova la scuola dei propri figli. Il comune di residenza è anche quello a cui rivolgersi per i certificati anagrafici come atti di nascita, certificati di matrimonio e il certificato di residenza anagrafica: la vita del cittadino tecnicamente si svolge qui, anche se il reddito viene prodotto altrove.

Come accennato sopra, dimostrare che la propria residenza si trova a una determinata distanza dal luogo di lavoro, o domicilio, può essere fondamentale per accedere ad alcuni benefici - a partire dalle detrazioni Irpef. Per accedere ai benefici per la prima casa, per fare un altro esempio, è necessario dimostrare di avere residenza nel comune in cui si trova l’abitazione.

In questo caso il documento da produrre è il certificato di residenza anagrafica, che viene rilasciato dal Comune di residenza e che attesta l’abituale dimora del soggetto entro i confini comunali.

Domicilio e residenza: cosa sono e quali sono le differenze


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